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Il contratto di permuta, pur non avendo ricevuto di recente particolari attenzioni da parte della dottrina, è schema negoziale di frequente utilizzo, specialmente nel settore immobiliare, apprezzato per la propria duttilità e capacità di agevolare la circolazione della ricchezza. L'ipotesi più ricorrente e che pone le maggiori incertezze, come testimoniato altresì dai numerosi riscontri giurisprudenziali, attiene allo scambio di una cosa presente con una cosa futura, ove la centralità del momento obbligatorio di facere, rappresentato dalla realizzazione della cosa futura, si innesta nell'ambito di un negozio tipicamente traslativo. L'indagine si propone di dimostrare come anche tale tipo di scambio presenti i tratti distintivi di un (unitario ma atipico) rapporto permutativo, nonostante l'inesistenza di una delle cose scambiate all'atto della conclusione del contratto. In tale direzione, poi, l'indagato riscontro in ordine alla compatibilità delle principali (e ordinarie) tecniche rimediali e al possibile contributo dell'autonomia negoziale consente di non dover ricorrere alle articolate prospettazioni in termini di contratto misto di vendita e appalto o di sequenze di contratti collegati per garantire una appropriata allocazione del rischio connesso alla permuta atipica.